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APIC Associazione Portatori Impianto Cocleare

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<Il titolo di questa intervista dice tutto e leggerete di seguito la giusta interpretazione di Chiara, la quale ci racconterà di come la sordità non le ha mai percluso il percorso di vita e anzi, con la sua testimonianza ci dimostrerà quanto troppo superficialmente ancora oggi molti considerino il problema di udito un limite che se invece viene affrontato con intelligenza e nei tempi giusti, può diventare un vero e proprio punto di forza in grado di farci raggiungere qualsiasi obbiettivo>.

Ciao Chiara, ci racconti qualcosa di te?
Buongiorno a tutti, mi chiamo Chiara, ho 27 anni, vengo dalla provincia di Cuneo e sono una ragazza sorda impiantata.

Quando mi chiedono di raccontare la storia della mia sordità, e delle cose che ho fatto nella mia vita finora, mi vengono in mente le persone che dicono: “Ha fatto queste cose nonostante la sordità”. Io preferisco dire: “Ho fatto queste cose con la sordità”. La sordità è parte di quello che sono, della mia identità, e anche il fatto di non essere davvero né sorda né udente non è un’identità “a metà”, ma è la mia realtà, unica e completa. Accettare questa parte di me e addirittura arrivare ad apprezzarla non è stato facile né immediato, è stato un percorso, spesso in salita: sono però felice del posto in cui mi ha portata.

A proposito del tuo percorso nella sordità, ci racconti qualcosa di più?
Sono diventata sorda profonda a un anno e mezzo; i miei genitori se ne sono accorti perché non mi giravo quando mi chiamavano. La diagnosi di ipoacusia neurosensoriale bilaterale ha tardato un po’ ad arrivare: avevo già imparato a leggere il labiale e a parlare, quindi rispondevo a tono alle domande. Sono stata protesizzata a 2 anni e mezzo, ma da subito ho rifiutato la protesi sinistra perché mi dava più fastidio che beneficio. Ho quindi portato una protesi a destra, e ho cominciato il mio percorso di logopedia, durato circa fino alla 4a elementare. Ho sempre avuto un altissimo recupero linguistico, con poche dislalie: chi non mi conosceva non si accorgeva quasi mai che non sentivo bene.

Malgrado le difficoltà il tuo percorso di studi è stato esemplare
Ho frequentato tutte le scuole, dall’asilo fino all’università, con una sola protesi acustica; nel 2012 mi sono trasferita a Pavia per studiare, e mi sono laureata in Lettere Classiche e diplomata alla Scuola Superiore IUSS di Pavia nel 2018. Poi ho conseguito il Master DITALS in didattica dell’italiano come lingua straniera presso l’Università per Stranieri di Siena. Dal 2018 ho lavorato come docente di italiano a persone straniere.

Come sei arrivata all’impianto cocleare?
Un caro amico medico mi ha convinta a tentare la strada dell’impianto cocleare: così, a giugno 2019, mi sono sottoposta al primo intervento di impianto nell’orecchio destro (l’orecchio “migliore”, protesizzato). Dopo qualche mese di duro lavoro per la riabilitazione uditiva, ho incominciato ad avvertire molti benefici e miglioramenti, così ho deciso di fare anche il secondo impianto, a settembre 2020. E’ stata questa, per me, la vera svolta: sono riuscita abbastanza in fretta a recuperare un po’ di udito in un orecchio che non ha mai sentito niente, e ho iniziato da subito ad avvertire i vantaggi della bilateralità.

E i risultati non si sono fatti attendere, anzi…..
Con gli impianti, ora, riesco tranquillamente a fare a meno del labiale in quasi tutte le situazioni (a meno che non ci sia molto rumore di sottofondo), guardo i film con i sottotitoli più per abitudine che per necessità, comprendo anche voci sconosciute al telefono e lavoro molto spesso in videochiamate online, tutte cose che prima, con la protesi, mi erano impossibili o molto, molto difficili.

Il tuo lavoro è molto impegnativo e lo è maggiormente per chi ha problemi di udito, sembra quasi che non l’hai scelto a caso. Utilizzi strategie per facilitare l’ascolto?
Lavorare con persone straniere che non conoscono bene la nostra lingua, spesso hanno forti accenti e parlano “male” è una sfida per chi non sente benissimo: adesso, con gli impianti è molto più facile comprendere quello che dicono i miei studenti… ma sono intervenute le mascherine a complicarmi la vita! Nonostante le difficoltà, però, non mi sono data per vinta: spiego sempre ai miei studenti le mie difficoltà e necessità e loro sono molto gentili e collaborativi (c’è da specificare che sono adulti); inoltre, ho acquistato un microfono collegato ai miei impianti (sistema Roger 17 e Roger Pen, di Phonak), che mi permette di sentire forte e chiara la loro voce. In didattica a distanza, le cose sono più semplici per me, perché uso la Roger Pen o delle cuffie collegate al mio PC e li sento molto bene, inoltre non indossano la mascherina e posso leggere il loro labiale in video.

E’ encomiabile il tuo metterti al servizio degli altri, sappiamo che oltre all’insegnamento sei attiva su alcuni canali social al fine di porti a supporto di chi ha problemi di udito. Ci racconti di quest’ultima iniziativa?
Con la mia attività di advocate per l’ipoacusia sui social (Instagram in italiano e inglese e Facebook in italiano) spero di aiutare più persone possibile a eliminare i pregiudizi e la disinformazione su sordità e ipoacusia, a superare la vergogna, l’insicurezza e altri sentimenti negativi che molte persone a volte associano alla sordità propria o dei propri cari. La sordità è un ostacolo solo se pensi che lo sia.

Per qualsiasi richiesta a Chiara, oltre che seguendo e interagendo con le pagine social appena segnalate potete scriverci alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., faremo volentieri da tramite.
Naturalmente anche l’APIC è disponibile a supportare tramite i propri volontari chiunque ha necessità sulle problematiche che riguardano la sordità.
Scriveteci, faremo come sempre il possibile per supportarvi, qualsiasi sarà il percorso che sceglierete di affrontare.


 

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